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VIETATO GETTARE RIFIUTI

Un omicidio costringe un ex rivoluzionario
a rifare i conti con il suo passato

di Riccardo Borgogno
Edizioni Angolo Manzoni
Torino 2006
Pagine 256
Euro 10,00
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Torino. Marino Araldi fa il consulente in una società finanziaria, sta per sposarsi con Fabiana e con lei sceglie la casa nuova. E’ la normalità a lungo cercata. Ma un giorno due agenti di polizia gli chiedono informazioni su Bebè che non vedeva da vent’anni. Dagli anni del movimento, degli scontri di piazza, dei circoli del proletariato giovanile, dei canti di lotta e delle tante sigle strane. Marino e Bebè avevano avuto un rapporto irrisolto e si erano lasciati male, senza più avere modo di chiarirsi. Ora lei è stata assassinata e Marino vuole scoprire chi è stato, trascura la fidanzata e il lavoro e comincia un viaggio a ritroso nel tempo. Per prima cosa cerca altre persone che non vedeva da tanti anni. Alcuni hanno cambiato indirizzo, altri non si ricordano di lui, altri ancora non vogliono parlare. Ma qualcuno trova. Dario è un dirigente della Regione e si presenterà alle prossime elezioni, Luigi insegna, Amedeo  continua a frequentare un piccolo gruppo che discute di Marx e Lenin, Costanza è sposata e separata e gli mostra il video della figlia che fa danza, Marcello è uscito da poco dal carcere in regime di semilibertà. Tracce evanescenti, false piste. Quando pensa di rinunciare, Marino incontra Lorenza che viene da un mondo e una storia completamente diversi, ed è lei che gli fornisce la traccia giusta. Marino ha cercato lontano la risposta che invece si trovava vicinissima. Finalmente l’ex rivoluzionario sa, ma la sua normalità è andata a pezzi. Deve ricominciare tutto da capo, ma l’ha già fatto altre volte e la cosa non lo spaventa.
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Marino richiuse la copia de “La Repubblica” di mercoledì 24 marzo. Questa volta c’era anche il nome di Bebè. Niente impronte digitali, non era stato necessario risalire ad anni tanto lontani. Marino scoprì che i genitori di Bebè erano morti una decina di anni prima, da allora lei viveva con uno zio a Settimo Torinese, e da un anno lavorava in una cooperativa di pulizie. Domenica 7 marzo non era tornata a casa e lunedì 8 non si era presentata al lavoro. Per tutto il giorno lo zio aveva telefonato agli ospedali e il martedì mattina aveva denunciato la scomparsa alla stazione dei carabinieri. La donna del Sangone corrispondeva alla descrizione, lo zio era stato convocato e l’aveva riconosciuta, era proprio lei. Lo zio doveva aver fornito la fototessera che il commissario Icardi aveva mostrato a Marino. Né lo zio né i colleghi di lavoro avevano saputo fornire alcun indizio per arrivare all’assassino. La polizia aveva perquisito la stanza di Bebè, aveva trovato un’agenda e stava interrogando tutte le persone che vi figuravano.
Il primo nome che era venuto in mente a Marino era stato Attilio, il suo ex coinquilino, il suo migliore amico di un tempo, quasi il suo alter ego. Non avevano solo abitato insieme, insieme erano andati in Turchia con un vecchio camper comprato di seconda mano, e poi anche in Marocco e in Messico. Avevano passato notti intere a fare progetti per il futuro, avevano persino elucubrato su come avviare un’attività con cui sbarcare il lunario, poiché nel capitalismo bisogna per forza lavorare per vivere, e al tempo stesso contribuire alla rivoluzione, ad esempio una piccola casa editrice-libreria o una
piccola tipografia-copisteria. Naturalmente sul fatto che stessero vivendo un periodo prerivoluzionario non avevano il minimo dubbio, caso mai erano in disaccordo su tutto il resto, sul Pci, sul sindacato, sulla lotta armata, sulla droga, sul femminismo, sul carcere. Una volta si era presentato l’ufficiale giudiziario che voleva pignorare i mobili perché Attilio non aveva pagato un certo debito, e un’altra volta Attilio era andato in bestia perché Marino in sua assenza e a sua insaputa aveva organizzato una riunione di operai che, nella foga del dibattito, avevano dato fondo al frigorifero.
Poi Marino aveva cambiato casa e Attilio si era sposato, si erano rivisti ancora due o tre volte per caso, Attilio gli aveva detto di farsi sentire, Marino ogni volta prometteva ma poi non l’aveva mai fatto. Attilio dal canto suo non faceva il primo passo forse credendo che Marino fosse offeso perché gli aveva chiesto di andarsene dalla loro comune casa, e questa supposizione era stata avvalorata dal fatto che Marino in quella casa non aveva più rimesso piede né aveva più composto quello che era stato il loro comune numero di telefono. In realtà Marino era stato solo contrariato dai problemi pratici del trasloco ma, quanto al resto, allora e¬ra un tipo molto difficile da offendere. Non si era rifatto vivo con il suo ex coinquilino perché… non sapeva nemmeno lui perché, probabilmente un vero perché nemmeno esisteva. Aveva sempre rinviato e il tempo era passato, e più il tempo passava e più era difficile farlo. E ora poteva richiamarlo solo per chiedergli notizie di Bebè? Assolutamente impossibile.