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I nostri figli non conosceranno la miseria
Chi ha ucciso Susi durante Italia 61 a Torino?
di Riccardo Borgogno
Ebook
Torino 2014
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Dal 6 maggio al 31 ottobre 1961 si svolgono a Torino le celebrazioni di Italia
61. La monorotaia, l’ovovia, il Circarama e il pullman a due piani simboleggiano l’inizio di un periodo di serenità e benessere per tutti. Ma la morte di Susanna, che tutti chiamano Susi, sembra
poco chiara al suo collega Matteo che si mette a indagare. I due giovani
disegnatori lavorano per una delle più importanti agenzie pubblicitarie della città. Alcuni indizi fanno pensare che Susi avesse scoperto un giro di pornografia
minorile che coinvolge la Torino bene. Matteo è diviso tra il senso di colpa verso Susi a cui, da viva, non aveva dato credito,
e l’amore di sua moglie Silvana che sta per avere un figlio. Ma qualcun altro si sta
dando da fare per fini più o meno leciti. Anzitutto il commissario Aurelio Ippoliti e il maresciallo
Massimo Lagrasta, due poliziotti diversissimi come carattere, mentalità e metodo di lavoro, poi un anziano e burbero ex ladro in ansia per la figlia
innamorata, e il variegato e colorito mondo della pubblicità, dalla segretaria al cinico direttore allo scorbutico fotografo alle modelle. E
infine c’è Luisa Mesiani, donna dai molti segreti e abilità, di cui non è facile capire da che parte stia e cosa davvero pensi. E i milioni di visitatori
di Italia 61, tra cui persino la regina Elisabetta d’Inghilterra.
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Susi non credeva che il suo ciclomotore ce l’avrebbe fatta sulla strada tutta curve in salita della collina torinese, zona
Cavoretto, ma infine davanti ai suoi occhi si spalancò il panorama della città, con l’inconfondibile Mole Antonelliana che si elevava proprio al centro. La Lambretta
F 125 per tanti anni aveva portato suo padre al lavoro e, quando ormai era
stata data per spacciata, lei l’aveva riportata a nuova vita passando ore e ore imbrattata di olio con una
chiave inglese e un cacciavite. Susanna Galliano era sempre stata brava con le
mani.
Entrò nel Parco Europa e si domandò se fosse nel posto giusto, quando vide la Fiat 600 multipla dell’agenzia Metafora davanti alla stazione dell’ovovia. Nello zaino sulla schiena portava la semplice attrezzatura fotografica
di una principiante di buona volontà. Il fazzoletto avvolto intorno alla testa e la sciarpa intorno al collo l’avevano protetta dall’aria fredda dell’alba e dal vento della corsa.
“Al tempo, signorina, qui si lavora, mica si dorme!”
Susi aveva difficoltà a capire quando Simone Bazzano scherzava o diceva sul serio, il suo tono aspro
e il suo sguardo strafottente non cambiavano mai e non fornivano alcuna
indicazione. Nel dubbio si affrettò ad aiutare il fotografo principe della Metafora a montare il treppiede e a
regolare l’apparecchio. Accanto alla 600 multipla Lucia Arrigo, la truccatrice, era pronta
a entrare in azione e, nell’attesa, si fumava una sigaretta.
“Ricordati…” spiegò il fotografo. “Più rapida è l’esposizione e più aperto deve essere il
diaframma, e viceversa.”
La ragazza, che si era liberata dal fazzoletto, si chinò per guardare da vicino e annuì, cercando di non pensare all’odore. Come il solito Simone si era rasato e lavato molto sommariamente, come se
andasse sempre di fretta. Quell’uomo aveva sempre l’aria di avere lavorato da molte ore anche quando stava iniziando.
“Tieni sempre presente che più chiuso è il diaframma e maggiore sarà la profondità di campo ottenibile, cioè tanto più numerosi saranno i punti che risulteranno a fuoco davanti e dietro al tuo
soggetto.”
Gli strumenti di lavoro di Susi erano sempre stati matite e pennelli, erano suoi
alcuni dei manifesti più fantasiosi e accattivanti dell’agenzia, le sue specialità erano la parodia e lo sberleffo, il suo modello era Walter Molino, l’inimitabile copertinista della Domenica del Corriere. Ma coltivava anche la
passione della fotografia e, per avvicinarsi al livello professionale, era
disposta a sopportare docilmente le battute maschiliste dell’orso che in quel momento si stava lasciando andare a una sequela d’imprecazioni all’indirizzo delle modelle che ancora non si vedevano.
“Questo scherzo ci costa cinquantamila lire l’ora, quelle pollastre mica lo capiscono, vivono nelle nuvole, credono che con il
loro culo e le loro tette possono fare quello che vogliono.”
L’unica che riusciva a tenerlo a bada era sua moglie Emilia, un donnone che Susi
aveva visto un paio di volte in agenzia, e in quelle occasioni l’orso era diventato un cagnolino scodinzolante e uggiolante.